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Storia della Busta per Corrispondenza

  1. Dalla "sovracoperta" alla "busta".
    • Mentre in francese "enveloppe" (ed il suo simile inglese " envelope") suggeriscono che sia un "involtorio" o copertina quel che oggi è una busta, in spagnolo la parola "sobre" deriva da "sobrescrito" (soprascritto) o testo che identificava il destinatario sul foglio di carta piegato e chiuso.
    • In portoghese ha mantenuto, fino ad oggi, il termine "sobrescrito" per riferirsi alla busta, anche se ultimamente il linguaggio professionale preferisce la parola importata "envelope".
    • In italiano invece la parola busta pare che sia «la forma ridotta del latino medievale (ar)busta: ‘ramoscelli’. Attraverso un processo metonimico lungo (a partire, più o meno, dal VI-VII secolo), si è passati dalla ‘causa’ (la legna) all’‘effetto’ (la carta prodotta) per identificare l’oggetto “che ne risulta”» (Treccani)
  2. La prima busta, como Adamo, fu fatta dal fango.
    • Al di là delle parole, che comunque fanno storia, si vuole retrodatare di 4000 anni la storia della "copertina" di carta. Pare che la busta più antica della quale si abbia testimonianza fu il rivestimento di fango cotto del quale si servivano i Babilonesi fino all’anno 2000 A.C. per rendere inviolabili i messaggi ufficiali di "lettere" nello stesso materiale.
    • Però la busta, come oggi la conosciamo, è un oggetto moderno, con origini più recenti e nasce per la felice coincidenza di vari elementi: poste organizzate, sostituzione economica del pergamino con la carta e predominio della borghesia europea. La somma di questi elementi portò naturalmente alla busta.
  3. Lettere dentro a una busta, una cortesia francese.
    • Che la carta piegata fosse abituale nel Medio Evo europeo lo confermano numerose testimonianze grafiche; bisogna però attendere, per testimonianze scritte, fino al secolo XVII, affinchè la società europea veda la convenienza di vestire la carta nuda: Antoine de Courtin, nel suo Nouveau traité de civilité qui se pratique en France parmi les honnêtes gens (anno 1671!) segnala che "la envoltura ("enveloppe") della lettera sulla quale porre ll’indirizzo è un segnale di rispetto verso il superiore al quale si scrive". Può essere la prima testimonianza scritta della parola "enveloppe" di carta come antecedente di ciò che oggi è una busta. Dato che la corte di Francia era il referente di moda per le classi dirigenti europee, non pare strano che la "enveloppe" francese abbia attraversato il Canale della Manica. E all’invenzione si accompagnò anche il nome ("envelope", busta in inglese).
  4. Busta e francobollo, sinonimo di illustrazione.
    • Immaginate che anarchia nelle poste con lettere in ogni formato di foglio, con indirizzi imprecisi, paesi con le vie senza nome... potrete capire l’affanno razionalizzatore dell’Assemblea Francese (1792) che obbligò ad indicare l’indirizzo del destinatario in modo che un agente governativo non dovesse aprire la letteral per conoscere a chi era destinata.
    • Andando più in là, il 26 Febbraio 1820, l’Assemblea Costituente francese decise di suddividere il territorio in dipartimenti e di dar un nome alle vie di Parigi e dintorni. Anche se, fino al 1830, non cominciò la distribuzione della posta a domicilio.
    • Nel 1837, Rowland Hill pubblicó a Londra un opusculo intitolato Post Office Reform, its importance and practicability nel quale raccomandava l’introduzione di una maggiore uniformità per l’affrancatura. Comparve così il francobollo più famoso della storia: la regina Vittoria ritratta a 18 anni, che rimase vigente nel Regno Unito durante i sessanta del suo regno.
  5. La prima busta preaffrancata
    • Per quell’epoca, il costo dell’affrancatura in funzione del numero di fogli fu una barriera mentale per la invenzione della busta come contenitore della lettera. E vedendo che la corrispondenza diventava sempre più cara per la totale anarchia dei fogli inviati che per la sua quantità giunse all’ idea che un contenitore uniforme con una zona per l’indirizzo e il francobollo avrebbe facilitato il servizio di posta.
    • Così si arrivò in Inghilterra alla "(busta) envelope Mulready". W. Mulready , membro della Royal Academy, vinse nel 1840 un concorso ufficiale di idee per un contenitore standard con afffrancatura pagata. Ebbe enorme successo per la sua estetica cortigiana, ma aprì un cammino di libertà durato fino ad oggi. Nel 1848, in Francia, si impose per decreto l’obbligo di incollare bolli sulle buste nell’angolo superiore destro degli oggetti affrancati.
  6. Francobolli obbligatori, ma buste libere.
    • Nel frattempo, non per caso, nel 1843, un tale Pierson in Fulton Street, New York, si stava ingegnando su come tagliare la carta con una fustella di acciaio per, una volta piegata e incollata, produrre buste in forma industriale, prima impensabile con procedimenti manufatturieri. In tutto il secolo XIX sorsero in Europa e Stati Uniti ingegnose creazioni di procedimenti meccanici di fabbricazione per passare dalla manualità a processi meccanizzati applicando soluzioni della industria grafica a un prodotto più complesso di un semplice foglio. Questo mondo, quello della "manifattura delle buste", fu descritto con precisione da Karl Marx in IL CAPITALE (1868): processi che sopravvissero fino all’inizio del secolo XX.
  7. Buste, tutto l’immaginabile.
    • Risulta istruttivo dal punto di vista storico verificare che a metà del secolo XX il mondo della busta era molto simile a quello che K. Marx descriveva 100 anni prima: una industria strettamente "manufatturiera". Però a metà del secolo giungono, non solo tecniche - nei processi di piegatura, stampa e gommatura - ma anche nella fornitura di materie prime (una amplia gamma di carte e altri materiali) e, soprattutto, nei modi di pensare: utilizzo della busta come supporto pubblicitario e di vendita, il che si traduce in massima complessità nella ideazione e fabbricazione delle buste. Questo ancora sopravvive. FONTE WEB http://www.tompla.com/sobres/todounmundo/evolucionHistoria/evolucionHistoria.shtml?I


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